Lo scorso lunedì 1° ottobre 2018 la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha votato con una schiacciante maggioranza (38 voti a favore, 4 contrari e 2 astenuti) la relazione dell’On. Paolo De Castro sulla proposta di Direttiva relativa alle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare.
Il testo approvato prevede una stretta in relazione ai pagamenti tardivi e alle cancellazioni degli ordini senza il dovuto preavviso. Viene inoltre allargato, rispetto all’originaria proposta della Commissione, il campo di applicazione della direttiva, garantendo la protezione non solo alle piccole e medie imprese, ma ad ogni fornitore della grande distribuzione.
La relazione del Parlamento, infine, estende il novero delle pratiche commerciali sleali non solo alle operazioni relative alla cessione di prodotti agroalimentari alle imprese della distribuzione, ma altresì ai servizi che la grande distribuzione fattura alle imprese fornitrici.
Tra le pratiche che gli eurodeputati intendono mettere al bando vi è la possibilità di effettuare vendite sottocosto che non siano state concordate in anticipo tra le parti. Non saranno inoltre consentiti pagamenti effettuati oltre i 30 giorni per prodotti agricoli e alimentari deperibili e oltre i 60 giorni per prodotti non deperibili, a partire dall’ultimo giorno del mese in cui è stata ricevuta la fattura o il giorno di consegna concordato (come già avviene in Italia in virtù dell’articolo 62).
I termini di un accordo di fornitura, infine, non dovranno mai derivare dalla dipendenza economica del fornitore nei confronti del compratore. Per rendere ai produttori alimentari la vita più facile, i deputati propongono di consentire loro di presentare reclami nello Stato membro in cui sono stabiliti, anche se le pratiche commerciali sleali sono poste in essere da operatori stabiliti al di fuori dall’Unione europea.
La proposta della Commissione
Lo scorso aprile la Commissione Europea, dopo un dibattito decennale, ha varato una proposta di Direttiva tesa a contrastare le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare.
La proposta presentata dalla Commissione include un elenco minimo di pratiche commerciali sleali da vietare, quali i pagamenti tardivi per i prodotti alimentari deperibili, la cancellazione degli ordini all'ultimo minuto, le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti e l'obbligo imposto al fornitore di pagare per gli sprechi. In questo senso il Parlamento ha confermato l’indirizzo della Commissione. Altre pratiche potranno, inoltre, essere autorizzate solo se soggette a un accordo iniziale tra le parti chiaro e privo di ambiguità.
La proposta della Commissione impone agli Stati membri di designare un'autorità pubblica responsabile di garantire l'applicazione delle nuove norme. In caso di accertata violazione, l'organo responsabile sarà competente ad imporre una sanzione proporzionata e dissuasiva. Tale autorità avrà la facoltà di avviare indagini di propria iniziativa o a seguito di una denuncia. In tal caso, le parti che presentano la denuncia sono autorizzate a richiedere la riservatezza e l'anonimato al fine di proteggere la loro posizione nei confronti del partner commerciale. La Commissione istituirà un meccanismo di coordinamento fra le autorità incaricate di garantire l'applicazione delle norme per consentire lo scambio di migliori prassi.
Le misure proposte integreranno quelle esistenti negli Stati membri e il codice di condotta volontario della Supply Chain Initiative. Gli Stati membri potranno adottare le ulteriori misure ritenute utili.
Con riferimento al campo di applicazione, tuttavia, la proposta della Commissione tutela le sole piccole e medie imprese agricole e alimentari. L’indirizzo del Parlamento, invece, tende a considerare una pratica commerciale sleale indipendentemente dalle dimensioni dell’impresa che la subisce.
La proposta del Consiglio
Il giorno 1 ottobre anche il Comitato Speciale Agricoltura del Consiglio ha adottato la propria proposta, confermando il campo di applicazione limitati alle PMI, in continuità con quanto previsto dalla Commissione.
La posizione del Consiglio non è tuttavia univoca in quanto, a poche ore dal voto, le delegazioni di Italia, Grecia, Portogallo, Croazia, Ungheria, Slovenia, Bulgaria e Romania hanno espresso il proprio dissenso alla limitazione del campo di applicazione, chiedendo che nei negoziati di trilogo lo stesso possa essere esteso a tutte le imprese del settore agroalimentare. Spagna, Francia e Slovacchia hanno espresso la medesima posizione.
Il mandato negoziale votato dal Comitato Speciale Agricoltura, tuttavia, si avvicina alla posizione del Parlamento per quanto riguarda la possibilità per gli Stati Membri di introdurre norme più restrittive, l’estensione a tutti i prodotti agricoli (anche non alimentari) e la possibilità di adire l’autorità competente del proprio Stato membro indipendentemente dallo Stato membro in cui ha avuto luogo la pratica sleale.
Prossime tappe
Con la votazione in Comitato Speciale Agricoltura il Consiglio ha conferito mandato negoziale per il trilogo interistituzionale (negoziati tra Parlamento, Commissione e Consiglio). La posizione del Parlamento Europeo, invece, dovrà essere confermata dalla Plenaria del 22 ottobre 2018.
La prima riunione di trilogo della presidenza austriaca è calendarizzata per il 24 ottobre 2018, con l’obiettivo di raggiungere un accordo interistituzionale entro la fine dell’anno e concludere il procedimento legislativo per il mese di marzo 2019.
La posizione del Parlamento europeo, al momento, risulta indubbiamente estermamente vicina alle necessità delle imprese agricole e della trasformazione.